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“Diamanti”, intervista a Mattia Ferrari, esperto di cinematografia: “il film ѐ una lagnetta, punta al dramma facile”

Diamanti - Intervista a Mattia Ferrari
“Diamanti è una lagnetta”: così Mattia Ferrari, esperto di cinematografia, definisce, con un pizzico d’ironia”, l’ultimo film di Ozpetek, inspiegabilmente campione d’incassi.

“Diamanti è una lagnetta”: così Mattia Ferrari, esperto di cinematografia, definisce, con un pizzico d’ironia”, l’ultimo film di Ozpetek, inspiegabilmente campione d’incassi.

“Intendevo dire ironicamente” continua Ferrari “che si pone in quel filone di film italiani che puntano al dramma facile, risultando spesso pesanti. In questo caso non credo sia del tutto quello, dato che ha momenti anche più leggeri, ma lo è solo in parte”.

Lei ha scritto, testuale, che probabilmente “Ozpetek voleva regalare allo spettatore un film metacinematografico”. Può spiegarsi meglio per i, chiamiamoli così, non esperti di cinema?
“Con metacinematografico si intende che il film rompe in un certo senso la quarta parete, quella della finzione, mettendo in campo la consapevolezza di essere un film, con tanto di regista e attrici che si ritrovano per leggerne il copione. Tale lettura diventa, paradossalmente, il film stesso”.Ha scritto anche “Inserire se stesso e le attrici in un momento di lettura del copione mi è sembrato un inutile autoerotismo, che non viene nemmeno approfondito”. Ci fa capire meglio?

“È un’autocelebrazione che ho trovato non necessaria, come se Ozpetek volesse rendere omaggio a se stesso e alle sue attrici, per mostrare quello che c’è dietro ad un film, ma non c’è altro. Non c’è un approfondimento di questa cosa, quelle parti sono anche risicate e a conti fatti non molto utili alla narrazione, a mio modesto parere”.

Siamo perfettamente d’accordo con lui. Nell’opera del regista turco, non c’è niente dietro al film, non esiste trama reale (ndr).

A parte l’estetica dell’opera, il colore, la fotografia, e l’ottima interpretazione di alcune delle numerose attrici, come lei sostiene, c’è qualcosa che salverebbe in quest’opera? Giusto se c’è… mi scappa una risata (ndr)

“Sicuramente c’è la voglia intrinseca di omaggiare il Femminile, anche se è un intento non riuscito in tutto e per tutto” sostiene l’esperto, e noi con lui. “Anche la dedica finale a Virna Lisi, Monica Vitti e Mariangela Melato” continua Ferrari “rivela l’intenzione di Ozpetek”.

Per non parlare delle canzoni, persino quelle sono tutte al femminile, da Mina a Giorgia e il cui risultato di tale scelta non è altro che pura ostentazione fine a se stessa.

D.S.S.