Mauro Olivi (PD):
Rivoterei Sclein Segretaria PD, vorrei Bonaccini Premier.
Sono antifascista e il PD è a prescinderee comunque meglio di tutti gli altri
La Meloni è peggio di Fini,
Finta Democrazia in Italia,
Fascista in Spagna.
Intervistando il deus ex machina della sezione del PD di Corticella a Bologna, Mauro Olivi, classe 1937, già parlamentare della Repubblica per tre legislature, dal 1976 al 1987, viene in mente la canzone di Giorgio Gaber, “Qualcuno era comunista perché era nato in Emilia.
Qualcuno era comunista perché il nonno, lo zio, il papà, la mamma no”.
Mauro Olivi era comunista perché nato in Emilia da un padre calzolaio, una mamma sarta e comunista, un nonno materno cavatore di argilla e un nonno paterno grandissimo sostenitore delle idee socialiste.
Rimasto vedovo molto presto a causa della epidemia spagnola, il nonno subito dopo la guerra trova nel giovane nipote un interlocutore intelligente e attento a cui raccontare e spiegare il perché della necessità di lottare per il progresso, per il cambiamento, per ottenere un mondo migliore, per abbattere la differenza tra “chi sta sopra” e “chi sta sotto”, tra lo sfruttatore e lo sfruttato.
La storia della vita di Olivi, quindi, prima giovane pioniere e poi membro della Federazione Giovanile del Partito Comunista Italiano, e poi capogruppo PCI in Consiglio Comunale a Bologna si intreccia con la storia profonda di questo Paese, con le rivendicazioni sindacali e operaie.
Sono momenti che passeranno alla storia per le piazze piene, per i comizi appassionati dei leader politici e sindacali, per gli scioperi della FIOM e per la caccia alle streghe messa in atto contro chi non entrava al lavoro rischiando di essere licenziato per il proprio credo politico e la tessera al sindacato.
Olivi ha conosciuto un mondo in cui per essere assunto serviva la raccomandazione del prete, ha subito sulla sua pelle la discriminazione del non esserlo stato e quindi di non essere stato assunto dopo aver brillantemente superato un colloquio a Eridania, “abbiamo trovato la persona giusta”, mi sentii dire e poi “compili questo modulo.
Ma alla voce referenze io chiesi delucidazioni e mi venne risposto: gli amici.
Segnai il nome vero di tre miei amici, fui interrotto.
Ma il prete non lo conosce?”.
Capii che non mi avrebbero chiamato più. E così fu”.
“Fui poi assunto nel 1957 dalla SASIB (Società Anonima Scipione Innocenti Bologna) a fare il disegnatore tecnico. Nel 1958 fui subito candidato nelle elezioni per la commissione interna contribuendo alla conquista di un seggio Fiom per la prima volta fra gli impiegati”.
Nello sciopero del Febbraio 1959 – più salario, più investimenti per aumentare la competitività dell’azienda! – gli operai scioperarono 660 su 1000, gli impiegati 2 ( Olivi ed Enzo Maccaferri numero 2 della progettazione) su 250.
Olivi fu licenziato il 1 settembre 1960, e il 5 Ottobre vinse l’arbitrato, unico in Italia fra le decine di migliaia di licenziati per motivi politici, 10 anni prima dell’entrata in vigore dello Statuto dei lavoratori.
Olivi ha una memoria impressionante, ricorda tutto, i dettagli di quando venne assunto e di quando prese la prima tessera del Partito Comunista, ha impresso nitidamente nei ricordi l’anno in cui rifiutò di diventare dirigente funzionario della Federazione di Bologna per accettare la carica di presidente della Cooperativa Operaia Fornaciai nella quale lavorava.
Rammenta di essere stato eletto il 21 settembre 1973 segretario della Federazione bolognese del PCI, la più grande dell’Occidente capitalistico per numero di adesioni – 116 mila iscritti, di cui ben 52 mila donne! – ma ricorda anche che il senatore Ugo Pecchioli gli rimproverò una sbavatura di linea accusandolo di “coprire” compagni come Alfiero Grandi e Antonio Laforgia accusati di sabotare la linea e il lavoro della Federazione.
Olivi spiegò’ a Ugo Pecchioli e al migliorista Gerardo Chiaromonte che un dibattito vero, vivace su posizioni contrapposte e’ il sale della democrazia ed essendo vigente il centralismo democratico non avrebbe nuociuto sull’esterno. Tutt’altro! Avrebbe rafforzato il partito aumentando consensi e adesioni.
Avendo svolto mirabilmente un ruolo di sintesi fra le posizioni, Olivi diventa così per il partito nazionale una presenza ingombrante su Bologna, di cui sbarazzarsi nel classico modo “promoveatur ut amoveatur”.
Gli viene concessa/imposta una candidatura al Parlamento attraverso la quale si sarebbe necessariamente spostato da Bologna.
Sotto la guida di Olivi il Partito Comunista ottenne alle elezioni amministrative del 1975 il 49,8 per cento e 31 consiglieri comunali su 60. Alle elezioni politiche del 1976 il PCI bolognese raggiunse il 50,4 per cento.
Non era mai accaduto che il voto politico superasse quello amministrativo, anzi, col sindaco Giuseppe Dozza stava abitualmente sotto dai 5 ai 7 punti percentuali. In quell’anno Mauro Olivi venne candidato al Parlamento proprio per toglierlo dalla Federazione.
Oggi Olivi, che si diletta anche in pittura, scultura, e scrive libri e firma prefazioni, e’ ancora politicamente attivo, lo fa nel Partito Democratico, promuove iniziative e cene sociali, partecipa a dibattiti e commemorazioni, e’ un padre nobile e un punto di riferimento, ma all’ osservatore la sua storia sembra cozzare coi valori di un partito molto spostato a sinistra e molto vicino alla influenza dei cinque stelle.
Affascinati e depistati dalla sua storia e dal suo tanto parlare, cerchiamo comunque di riportarlo sui binari e di fargli questa intervista, ma e’ sempre lui a menare le danze, non si fa sfuggire una parola, neanche un aggettivo di troppo, si vede che viene da una scuola importante, quella della militanza di base e delle sezioni, in un grande partito di massa organizzato e strutturato.
Onorevole Olivi, Lei chi ha votato segretario del suo partito?
Bonaccini o Schlein?
“Elly Schlein, convintamente! Sono sempre stato contrario ai doppi incarichi. Bonaccini è un mio amico e lo stimo ma non avrei visto bene il doppio ruolo di Segretario Nazionale di partito e Presidente della Regione Emilia Romagna. Invece lo vedrei benissimo come premier se il centrosinistra vincesse di nuovo le elezioni !
E mi auguro che il PD lo tenga presente fra i primi posti come figura adatta a rappresentare la coalizione di centrosinistra”
Olivi perché un giovane oggi dovrebbe votare PD? Che motivazioni ci sono?
“beh innanzitutto perché sono molto meglio degli altri. In tutto. Come persone e come programmi”
Mi faccia un esempio..
Non risponde in modo nitido e diretto ma dice: “beh lì ci sarebbe da ragionare settore per settore ma e’ lunga”.
Non pensa che ci sia una caduta verticale del livello della classe politica negli ultimi 15 anni?
Una classe politica non all’altezza della sfida “Sicuramente e’ così. Ma la classe dirigente del Pd e’ comunque meglio di quella degli altri. Innanzitutto essa esercita la più strenua difesa della Costituzione che e’ costata il sacrificio di tanti partigiani di ogni colore politico ma tutti uniti da un unico comune denominatore: l’Antifascismo!
Oggi in tanti, direi in troppi, non vanno più a votare e questo rappresenta un grave vulnus per la democrazia, ne determina un inesorabile indebolimento.
Mutare la nostra bella Costituzione e’ da sempre un obiettivo della destra soprattutto su giustizia, premierato, autonomia differenziata così da far saltare il compromesso storico mirabilmente racchiuso nel testo elaborato sapientemente dai Costituenti.
Mi viene da dire: italiani, esercitate il diritto al voto! E’ questo il vostro dovere per tenere alti gli ideali di pace, democrazia, giustizia, progresso, cultura e di lotta contro tutte le forme di ignoranza e di povertà!
Chi sono gli altri?
“Quelli che stanno al governo”.
Rivoterebbe la Schlein?
“Certamente! Anche se purtroppo da più di un anno sta rinviando l’appuntamento per approfondire le modalità della lotta alla evasione fiscale”! E magari e’ costretta a non mantenere appieno gli impegni per sovraccarico di attività, istituzionali e di partito.
Le piace la Meloni?
“Fa finta di essere democratica in Italia, invece e’ fascista in Spagna”.
Le piace più la Meloni o Fini? Entrambi hanno fatto la svolta di Fiuggi
“La Meloni non l’ha fatta. Fini forse. E comunque Fini era molto meglio della Meloni sul piano della consapevolezza storica e politica rispetto al Fascismo. Io sono convintamente antifascista.
Le piace Mattarella?
“Ho incontrato Mattarella nel 2016. Gli chiesi un appuntamento a ottobre, a novembre stavo già seduto al Quirinale, lo incontrai insieme a Zampetti. Fu un momento emozionante, e’ un uomo di una grandissima levatura morale. Lo stimo moltissimo”.