Intervista a Sergio Bellucci sul suo libro ‘A.I. Un viaggio nel cuore della tecnologia del futuro. Dal principiante all’esperto in un baleno’
Di Ivo Mej
In occasione dell’uscita del libro ‘A.I. Un viaggio nel cuore della tecnologia del futuro.
Dal principiante all’esperto in un baleno’, abbiamo incontrato il suo autore, Sergio Bellucci,chiedendogli se siamo davvero ad un punto di svolta epocale della storia e dell’evoluzione umana.
Sergio Bellucci: L’intelligenza artificiale non è una semplice tecnologia perché sta cambiando il paradigma di moltissime cose in modo accelerato.
Non stiamo più parlando di evoluzioni lente, come quelle a cui eravamo abituati in passato.
L’IA è uno strumento egemonico, una sorta di nuova “arma nucleare” del XXI secolo.
Basti pensare alla competizione tra Stati Uniti e Cina, dove l’IA è diventata un campo di battaglia strategico.
Mai prima d’ora una tecnologia è stata discussa così intensamente, forse solo l’energia nucleare ha avuto un impatto simile.
L’IA sta ridefinendo la storia, e lo sta facendo a una velocità senza precedenti.
Domanda: Nel libro citi Raymond Kurzweil e il concetto di “singolarità”.
Che rapporto c’è con l’attuale era dell’AI?
Sergio Bellucci: Kurzweil, nel suo libro La singolarità è vicina, prevedeva un momento in cui la tecnologia avrebbe superato la capacità umana di comprenderla e gestirla. Siamo vicini a quel punto.
La legge dei ritorni acceleranti, da lui postulata, ci dice che ogni innovazione arriva più velocemente della precedente.
Questo significa che le tecnologie stanno avanzando a un ritmo tale che presto potremmo non essere più in grado di padroneggiarle completamente.
L’IA non è solo tecnologia; è un fenomeno multidimensionale che riguarda l’economia, la politica, la società. Sta cambiando tutto, e lo sta facendo in modo irreversibile.
Domanda: Parli anche di “tecno-destra” e “tecno-feudalesimo”.
Cosa significano questi termini?
Sergio Bellucci: Sono concetti che descrivono la convergenza tra tecnologia e politica.
Oggi la politica è tecnica e la tecnica è politica.
Prendiamo ad esempio la Cina: il Partito Comunista sviluppa piattaforme tecnologiche per mantenere il controllo.
Negli Stati Uniti, progetti come Stargate, con investimenti di centinaia di miliardi di dollari, mostrano come la tecnologia sia diventata un campo di competizione geopolitica.
Elon Musk, con il suo potere crescente, è un esempio di come la tecnologia stia ridefinendo i rapporti di potere.
Trump, ad esempio, ha cercato di limitare l’influenza di Musk distribuendo il controllo dell’IA tra più soggetti.
Questo è il nuovo “tecno-feudalesimo”, dove il potere è concentrato nelle mani di pochi, ma la posta in gioco è globale.
Domanda: Un altro tema che affronti è il conflitto tra transizione digitale e transizione ecologica. Puoi approfondire?
Sergio Bellucci: Certo.
La transizione digitale consuma enormi quantità di energia, acqua e suolo.
I data center, che sono la spina dorsale dell’IA, richiedono una quantità incredibile di risorse.
Quando si parla di transizione ecologica, si pensa a risparmiare queste risorse, ma la transizione digitale va nella direzione opposta.
Questo crea una dicotomia: da un lato vogliamo salvare il pianeta, dall’altro stiamo costruendo infrastrutture che lo stressano ulteriormente.
È un paradosso che dobbiamo risolvere, altrimenti rischiamo di vanificare gli sforzi per la sostenibilità.
Domanda: Nel libro affronti anche il tema del giornalismo e dell’informazione.
Come vedi il futuro del giornalismo nell’era dell’IA?
Sergio Bellucci: L’IA non sarà mai in grado di sostituire completamente il giornalismo umano.
Il valore dell’informazione sta nel racconto, nella sensibilità, nell’emotività che solo un essere umano può trasmettere.
L’IA può essere uno strumento utile, ma non può sostituire il giornalista sul campo, quello che sa raccontare storie con profondità e autenticità.
Il rischio è che si finisca per produrre informazione di bassa qualità, standardizzata e poco appetibile per il pubblico.
Dobbiamo difendere il valore umano dell’informazione, sia dal punto di vista etico che economico.
Domanda: Parli anche del furto di intelligenza collettiva.
Cosa intendi?
Sergio Bellucci: L’IA si nutre dei nostri dati, delle nostre conversazioni, delle nostre conoscenze.
È come se stessimo vivendo il più grande furto di intelligenza collettiva della storia.
Le grandi aziende raccolgono tutto ciò che produciamo e lo usano per alimentare l’IA, che poi ci rivende ciò che è nostro.
Questo solleva questioni cruciali sul diritto d’autore e sulla proprietà intellettuale.
Dobbiamo essere consapevoli di questo e pretendere che vengano stabilite regole chiare per proteggere i nostri diritti.
Domanda: Infine, nel libro parli di un nuovo equilibrio sociale.
Cosa intendi?
Sergio Bellucci: Stiamo vivendo una transizione storica, simile a quella della Rivoluzione Francese, dove le forme del potere e delle istituzioni stanno cambiando radicalmente.
L’IA sta ridefinendo il modo in cui viviamo, lavoriamo e ci relazioniamo.
Non possiamo permettere che questa transizione sia guidata solo da interessi economici o da una ristretta élite tecnocratica.
Dobbiamo essere consapevoli di ciò che sta accadendo e partecipare attivamente alla costruzione di un nuovo equilibrio sociale.
Se non lo facciamo, rischiamo di perdere il controllo su una tecnologia che ha il potenziale di cambiare tutto, in meglio o in peggio.
Spero che il mio libro possa aiutare le persone a riflettere su questi temi e a prendere consapevolezza della portata di ciò che stiamo vivendo.
N.B. Questa intervista è stata realizzata con il contributo dell’AI partendo da una esposizione del libro da parte dell’autore.